Conosciuto anche come “oro rosso” d’Abruzzo, lo zafferano de L’Aquila è un’altra delle eccellenze di questo territorio. Lo zafferano si ricava dagli stimmi essiccati del Crocus sativus, un fiore violetto coltivato da secoli sull’altopiano di Navelli e nella Valle dell’Aterno, in provincia de L’Aquila, dove ha trovato l’habitat ideale per il clima asciutto e ventoso e i terreni molto permeabili. Il suo riconoscimento nel 2005 come DOP ha confermatolo zafferano di Navelli come prodotto di categoria superiore.
Zafferano de L’Aquila: la storia
Lo zafferano è conosciuto da millenni. Se ne parla nei papiri egiziani del II secolo a.C. nella Bibbia ed è citato da Omero (IX e XII libro dell’Iliade), da Ovidio nelle Metamorfosi, da Virgilio e da Plinio. Dall’Asia, sua area di origine, la coltivazione si estese progressivamente anche in Tunisia e da essa in Spagna.
Nel 1230 un monaco della famiglia Santucci, di Navelli, appassionato di agricoltura, mentre si trovava a Toledo, vide questa piantina e se ne riportò a Navelli alcuni bulbi, convinto che potessero ben vegetare e produrre nell’altipiano aquilano: infatti qui trovarono il terreno e le condizioni climatiche ideali per dare un prodotto di qualità eccellente, superiore, a detta di molti, anche a quello delle zone di origine.
Rapidamente la coltura si estese e diverse nobili famiglie aquilane, proprietarie di terre, promossero un intenso commercio con Milano e Venezia e la città de l’Aquila, da poco fondata, divenne così un crocevia del commercio di questa spezia, oltre che della lana, con un indubbio beneficio per l’economia locale.
Produzione e raccolta dello Zafferano
Il terreno per coltivare lo zafferano, 350 e 1000 metri slm, viene cambiato di anno in anno: raramente si riusa un terreno dell’anno precedente che invece viene di solita lasciato a riposo.
I bulbi che si riproducono a partire da quello principale, vengono puliti e selezionati e suddivisi a seconda delle dimensioni. Quindi, a fine agosto, vengono trapiantati nel nuovo terreno che è stato nel frattempo preparato.
Ottenuta l’iscrizione nel registro delle DOP nel 2005, lo Zafferano dell’Aquila viene attualmente prodotto sul territorio di tredici comuni (Barisciano, Caporciano, Fagnano Alto, Fontecchio, L’Aquila, Molina Aterno, Navelli, Poggio Picenze, Prata d’Ansidonia, San Demetrio ne’ Vestini, San Pio delle Camere, Tione degli Abruzzi, Villa Sant’Angelo), su terreni posti ad un’altitudine massima di mille metri.
La sua dura e plurisecolare lavorazione prende avvio intorno al mese di novembre con la preparazione del terreno in cui ad agosto dell’anno successivo, dopo averli estratti da un altro appezzamento e opportunamente selezionati, verranno messi a dimora i bulbi dai quali spunteranno fuori i meravigliosi e profumati fiori dello zafferano, dando così vita ad un ciclo rotatorio colturale che può durare anche dieci anni.
La fioritura dello zafferano ha luogo tra la metà di ottobre e la metà di novembre. Prima si aprano con a luce solare, i fiori vengono raccolti a mano, in ceste di vimini, all’alba di ogni giorno per 15 – 20 giorni di seguito.
Poi ciascun fiorellino viene aperto e vengono staccati i tre stimmi rosso vivo che poi vengono essiccati su setacci appesi sul focolare dove arde la brace, esclusivamente di legna di quercia e di mandorlo. La tostatura deve essere lentissima ed uniforme e per un Kg. di zafferano secco occorrono circa 200.000 fiori e sulle 500 ore di lavoro.
Per ulteriori informazioni: http://www.zafferanodop.it